lunedì 28 aprile 2014

Giovanni Paolo II

L'amore non è una cosa che si può insegnare, ma è la cosa più importante da imparare.
Giovanni Paolo II

Fotografia

Ciò che la fotografia riproduce all'infinito ha avuto luogo una sola volta: essa ripete meccanicamente ciò che non potrà mai più ripetersi esistenzialmente. Roland Barthes

Magica Roma


Canonizzazione Papa Giovanni Paolo II e Papa Giovanni XXIII - 27 aprile 2014 - Roma




















Le parole non possono curare una piaga sul cuore  

La vita ...

La vita va vissuta tutta d'un fiato!!!
Siamo alla frutta. Per fortuna poi arriva il dolce

A V E L L I N O


26 aprile 2014 - Canonizzazione, la notte prima a piazza San Pietro


I fedeli sono arrivati da ogni parte del mondo.. I piú teneri sono i bambini,tantissimi,che nonostante il freddo sorridono nella notte...e ci sono adulti ed anziani distesi a terra,appallottolati gli uni con gli altri per un po di calore....umano!!non mancano i malumori,i litigi per un pezzetto di posto "rubato",che li distanzierebbe qualche metro in piú dal Papa domattina.. Ci sono i curiosi,quelli che sono arrivati solo per dire di aver assisstito in prima persona ad un momento storico cosi importante..ma non mancano gruppi di giovani,ragazzi che cantano le piú svariate canzoni religiose.. Si prega poco,forse xke non c'e' nulla di piú bello che una preghiera personale e silenziosa..e poi ci sono gli ammalati, glielo leggi negli occhi " non lasciatevi rubare la speranza"...
Buonanotte Roma ..

Canonizzazione _ Giovanni Paolo II e Giovanni XXIII






giovedì 24 aprile 2014

Castello Sforzesco - Milano


Lontano nel tempo

E lontano, lontano nel tempo
l'espressione di un volto,
per caso,
ti farà ricordare del mio
e della mia aria triste che tu amavi tanto.
E lontano, lontano nel mondo
una sera sarai con un'altra
e d'un tratto, chissà come e perché
ti troverai a parlarle di me..
di un amore ormai lontano, troppo lontano nel tempo.

Maledetto tempo - La pioggia

Maledetto tempo, maledetta pioggia
che m'inganna, che mi scoraggia.
Potrei esser fuori a divertirmi
invece sono qui ad annoiarmi.
La pioggia, il tempo ideale
per pensare all'irreale,
per vagare con la mente
per sognare solamente
questo andare però addolora
mentre questo maledetto tempo lo divora.

mercoledì 23 aprile 2014

Il giorno prima della felicità – Erri De Luca

Poi mi prese la faccia fra le mani e spinse la bocca ritoccata a rosa contro la mia respirando profondo. Fu il più speciale dolore, una fitta agli occhi e uno squaglio di cioccolata in bocca.
Il giorno prima della felicità – Erri De Luca

Orgoglio e pregiudizio – Jane Austen

Così si sentiva umiliata e afflitta e piena di rimorsi, pur non sapendo precisamente neanche lei per cosa. Cominciava a desiderare la stima di lui, ora che non ci poteva più sperare: avrebbe voluto avere sue notizie, ora che non c’era più probabilità di averne. Ebbe la certezza che con lui sarebbe stata felice, ora che non era più probabile che si incontrassero.
Orgoglio e pregiudizio – Jane Austen

I passi dell’amore – Nicholas Sparks

Il nostro amore è come il vento.. non si vede, ma si percepisce…
I passi dell’amore – Nicholas Sparks

Il piacere – Gabriele D’Annunzio

Ci sono certi sguardi di donna che l’uomo amante non iscambierebbe con l’intero possesso del corpo di lei. Chi non ha veduto accendersi in un occhio limpido il fulgore della prima tenerezza non sa la più alta delle felicità umane. Dopo, nessun altro attimo di gioia eguaglierà quell’attimo.
Il piacere – Gabriele D’Annunzio

Sogno di una notte di mezza estate – William Shakespeare

L’amore guarda non con gli occhi ma con l’anima e perciò l’alato Cupido viene dipinto cieco.
Sogno di una notte di mezza estate – William Shakespeare

Le 10 cose che odio di te

"Odio il modo in cui parli e il modo in cui ti tagli i capelli, odio il modo in cui guidi la mia macchina, odio quando mi fissi. Odio i tuoi stupidi stivali anfibi e il modo in cui mi leggi nella mente. Ti odio così tanto che mi fai star male, mi fai persino scrivere poesie. Ti odio quando hai ragione, odio quando mi menti. Odio quando mi fai ridere, odio anche di più quando mi fai piangere. Odio quando non mi sei attorno e il fatto che tu non mi abbia chiamato. Ma più di tutto odio il fatto che non ti odio... nemmeno quasi... nemmeno un pochino... nemmeno niente! " cit.

Proverbio

Il lupo perde il pelo ma non il vizio

Taormina


sguardi



Certe persone non sanno nulla di te, eppure capiscono tutto.. uno sguardo, se sincero, mette a nudo la tua anima..

Crescere



Erano belle le coccole.. I nostri sorrisi..l'affetto..così belle certe emozioni che già solo a ricordarle ti senti appagato..e poi, crescendo, di tanti momenti felici resta solo un effimero ricordo e l'eco di vecchie risate o il sapore di sorrisi che non riesci più ad esternare. La vita ti regala prove di coraggio e di tenacia.. sulla tenacia c'ho lavorato su, ma il coraggio l'ho perso.. È impossibile stare in piedi quando tutto ormai si sgretola lentamente sotto i piedi..

martedì 22 aprile 2014

Saluto al Vesuvio (NA)


La Piazzetta di Amalfi


Amalfi


Il verde del mare che abbraccia l'azzurro del cielo di Salerno


L'infinita bellezza della Costiera Amalfitana


Pale Eoliche di Bisaccia (AV)


Erchie - Costiera Amalfitana


Il mare di Salerno


Vesuvio


sabato 12 aprile 2014

Rabbia

Con una doccia provi sempre a lavar via ogni pensiero, non solo lo sporco di un'intera giornata. Scrolli via tutto quello che ne è stato delle tue emozioni, delle sensazioni, dei dispiaceri, delle lacrime, degli sguardi... cerchi di lavare via fino all'ultimo briciolo dei tuoi brandelli di rabbia..!!

venerdì 11 aprile 2014

Rosso Instanbul - Ferzan Ozpetek


Sigmund Freud

Fintantoché seguiamo lo sviluppo del caso a ritroso, a partire dal suo esito finale, la catena degli eventi ci appare continua e pensiamo di aver raggiunto una visione delle cose del tutto soddisfacente e fors'anche completa. Ma se percorriamo la via opposta, se partiamo dalle premesse a cui siamo risaliti mediante l'analisi, e cerchiamo di seguirle fino al risultato, l'impressione di una concatenazione necessaria e non altrimenti determinabile viene completamente meno. Ci accorgiamo immediatamente che l'esito avrebbe potuto essere diverso e che questo diverso esito avremmo potuto capirlo e spiegarlo ugualmente bene. La sintesi non è dunque altrettanto soddisfacente dell'analisi; in altre parole, la conoscenza delle premesse non ci permetterebbe di prevedere la natura del risultato.

Sigmund Freud 

amore - Sigmund Freud

L'amore sensuale è destinato a spegnersi una volta soddisfatto; per poter durare, esso deve essere associato, fin dagli inizi, ad elementi di pura tenerezza, deviati dallo scopo sessuale, o subire ad un certo punto una trasposizione di questo genere.

 Sigmund Freud 

Fanciullezza ... Arthur Schopenhauer


Nella fanciullezza la vita ci si presenta come uno scenario teatrale visto da lontano; nella vecchiaia come il medesimo scenario visto da molto vicino.

Arthur Schopenhauer

Natura - Arthur Schopenhauer

La natura dimostra che con una crescita intellettiva viene una incrementata capacità di provare dolore, ed è solamente con il più alto grado di intelligenza che il dolore raggiunge il suo limite supremo.

 Arthur Schopenhauer

Il dilemma - Arthur Schopenhauer

Il dilemma del porcospino afferma che tanto più due esseri si avvicinano tra loro, molto più probabilmente si feriranno l'uno con l'altro. Ciò viene dall'idea che i porcospini possiedono aculei sulla propria schiena. Se si avvicinassero fra loro i propri aculei finirebbero col ferire entrambi. Questo è in analogia con le relazioni tra due esseri umani. Se due persone iniziassero a prendersi cura e fidarsi l'uno dell'altro, qualsiasi cosa spiacevole che accadesse ad uno di loro ferirebbe anche l'altro, e le incomprensioni tra i due potrebbero causare problemi ancora più grandi. Eppure i porcospini hanno bisogno di stare vicini per scaldarsi a vicenda. Da questa contraddizione nasce il dilemma.

Arthur Schopenhauer 

Arthur Schopenhauer

Non rinunciare a cogliere una rosa per timore che una spina ti punga.

Arthur Schopenhauer 

Liquid Lives

Nessuna relazione è una perdita di tempo, se non ti ha portato quello che vuoi, ti ha insegnato quello che non vuoi.

Liquid Lives

Genio - Albert Einstein

Ognuno è un genio.
Ma se si giudica un pesce dalla sua abilità di arrampicarsi sugli  alberi, lui passerà tutta la vita a credersi stupido.

Albert Einstein

La sentenza - Franz Kafka

LA SENTENZA

Era una bellissima mattina primaverile, di domenica. Georg Bendemann, giovane commerciante, era seduto nella sua camera al primo piano di una delle case basse, dai muri sottili, che in lunga fila si susseguivano sulla riva del fiume, differendo l'una dall'altra quasi unicamente per l'altezza e la tinta. Aveva appena terminato di scrivere a un suo amico di gioventù che abitava all'estero: suggellò pian piano la lettera, attardandosi, e poi, appoggiati i gomiti alla scrivania, si mise a guardare il fiume, il ponte e le colline coperte di verde pallido che sorgevano sulla riva opposta.
Ripensava ai casi di quell'amico: insoddisfatto dell'esistenza in patria, qualche anno prima si era rifugiato - è la parola esatta - in Russia. Ora svolgeva un'attività in proprio a Pietroburgo, dapprincipio assai bene avviatasi, ma che da tempo sembrava stagnare: così almeno si lamentava l'amico, nelle sue sempre più rare visite. Sicché andava arrabattandosi senza risultato in terra straniera, e un esotico barbone celava malamente i tratti ben noti sin dall'infanzia, mentre il colorito giallognolo del viso pareva denunziare una malattia già in atto. Secondo quanto diceva, non era riuscito a stabilire laggiù rapporti con la colonia dei suoi compatrioti, e neppure, o quasi, relazioni sociali con famiglie del luogo. Perciò si disponeva ormai definitivamente a una vita di celibato.
In quali termini scrivere a un uomo simile, che evidentemente aveva sbagliato strada, che si poteva commiserare ma non certo aiutare? Consigliargli forse di tornare a casa, trasferire qui la propria esistenza, riannodare tutte le antiche amicizie - cosa a cui non si frapponevano ostacoli - e, per il resto, fidare nell'appoggio degli amici? Ma era come dirgli, in parole tanto più umilianti quanto più erano gentili, che i suoi tentativi erano falliti, che ormai era meglio vi rinunciasse, che doveva non solo tornare in patria, ma anche sopportare di esser guardato da tutti con tanto d'occhi come un rimpatriato; che solo i suoi amici avevano un po' di buonsenso, mentre a lui, ragazzo invecchiato, non restava che seguire il loro esempio: rimanere a casa e cercare di far fortuna. Ed era poi sicuro che, mortificandolo così, avrebbe raggiunto uno scopo? Forse non sarebbe neppure riuscito a farlo tornare - non diceva lui stesso che ormai le abitudini della patria gli tornavano incomprensibili? - ed egli nonostante tutto sarebbe rimasto là, nel suo paese straniero, amareggiato dai consigli e ancor più freddo verso gli amici. Che se invece ascoltasse davvero i suggerimenti e, rientrato qui, si riducesse più che mai a mal partito - non per colpa di nessuno, s'intende, ma per ragioni obiettive -, e allora non potesse più ritrovarsi negli amici ma neanche fare a meno di loro, e soffrisse umiliazioni, e insomma rimanesse davvero senza amici nè patria, non era allora molto meglio che se ne stesse all'estero, là dov'era? Date queste circostanze, come si poteva pensare che qui sarebbe riuscito a cavarsela?
Per tali motivi, se il contatto epistolare doveva essere mantenuto, era impossibile avviare con lui un vero e proprio rapporto, come si sarebbe fatto senza impaccio con qualsiasi conoscente, anche il più lontano. Da oltre tre anni l'amico non tornava in patria, adducendo a magra scusante la precarietà della situazione politica in Russia, che a suo dire non consentiva a un piccolo commerciante di assentarsi neppure per brevi periodi, e ciò quando centinaia di migliaia di russi andavano tranquillamente in giro per il mondo. Proprio per Georg, invece, quei tre anni avevano portato molti mutamenti. Della morte di sua madre, avvenuta circa due anni prima, e dopo la quale egli faceva vita in comune col vecchio padre, l'amico era bensì stato informato, ed aveva inviato una lettera di condoglianze molto asciutta, spiegabile solo con l'ipotesi che, da lontano, il dolore per un simile avvenimento diventi del tutto inconcepibile. Ma da allora Georg aveva preso in mano con maggior risolutezza, così come ogni altra cosa, anche la ditta. Forse, finché la madre era viva, il padre, che nel lavoro non ammetteva interferenze, non gli aveva permesso di esplicare in proprio la sua attività; forse il padre, dopo la morte della moglie, pur continuando a lavorare nella ditta, s'era fatto un po' in disparte; o forse infine - anzi con ogni probabilità - occasioni fortunate avevano giocato in maniera decisiva, fatto sta che in quei due anni la ditta aveva conosciuto uno sviluppo inatteso: si era dovuto raddoppiare il personale, le vendite si erano quintuplicate e si potevano prevedere con certezza ulteriori progressi.
L'amico tuttavia non ne sapeva nulla di questi mutamenti. In passato, e un'ultima volta forse nella lettera di condoglianze, aveva cercato di convincere Georg ad emigrare in Russia, diffondendosi in particolari circa le prospettive che gli si sarebbero offerte a Pietroburgo nel suo ramo d'attività. Ma erano cifre trascurabili in rapporto al recente incremento dell'attività di Georg; nè questi aveva avuto voglia d'informare l'amico dei suoi successi negli affari, e indubbiamente lo scrivergliene ora, a tanta distanza di tempo, sarebbe potuto apparire alquanto singolare.
Perciò Georg, nelle sue lettere all'amico, si era sempre limitato a trattare di eventi insignificanti, quali si affollano alla mente di chi, in una domenica tranquilla, si abbandona ai suoi pensieri. Il suo solo desiderio era di lasciare intatta l'immagine della città natale che certo l'amico si era foggiata in mente durante quel periodo e cui aveva fatto l'abitudine. Così fu che Georg per tre volte, a intervalli abbastanza lunghi, gli annunziò il fidanzamento di un uomo qualunque con una ragazza altrettanto qualunque: finché l'amico, contrariamente a ciò che Georg si proponeva, non cominciò a dimostrarsi incuriosito da quel fatto singolare.
Ma Georg preferiva scrivergli così piuttosto che confessargli d'essersi lui stesso fidanzato, un mese prima, con una certa signorina Frieda Brandenfeld, giovane di agiata famiglia. Sovente discorreva con la sua promessa di quell'amico e dello speciale rapporto di corrispondenza che intratteneva con lui. «Allora di sicuro non verrà alle nostre nozze,» diceva lei, «eppure io ho il diritto di conoscere tutti i tuoi amici.» «Non voglio importunarlo,» rispondeva Georg, «so bene che probabilmente verrebbe, o almeno lo credo, ma gli parrebbe di essere coartato e danneggiato; forse m'invidierebbe e, scontento ma incapace ormai di liberarsi dalla sua scontentezza, se ne ripartirebbe da solo. Da solo... lo sai che cosa significa?» «Già, ma se venisse a sapere per altra via del nostro matrimonio?» «Questo non posso certo evitarlo, ma è improbabile, data l'esistenza che conduce.» «Georg, se hai di questi amici, era meglio che non ti fidanzassi.» «Sì, la colpa è di tutti e due, ma adesso non vorrei che fosse diversamente.» E poiché lei, ansimando sotto i suoi baci, aggiunse: «Però è una cosa che mi addolora», egli giudicò che tanto valeva scrivere tutto al suo amico. «Cosi sono e così ha da prendermi,» si disse, «non posso ritagliare in me stesso un altro individuo più di me adatto alla sua amicizia.»
E infatti, nella lunga lettera scritta quella domenica mattina, partecipava all'amico il suo fidanzamento nei seguenti termini: «La più bella novità l'ho tenuta in serbo per la fine. Mi sono fidanzato con la signorina Frieda Brandenfeld, una fanciulla di agiata famiglia, stabilitasi qui parecchio tempo dopo la tua partenza: perciò difficilmente puoi averla conosciuta. Avrò ancora l'occasione di parlarti a lungo della mia sposa; per oggi ti basti che sono davvero felice e che questo è l'unico mutamento sopravvenuto nei nostri rapporti: che d'ora in poi avrai in me un amico felice, non più un amico qualunque. Inoltre, la mia fidanzata - che ti manda a salutare e presto ti scriverà di persona - ti sarà sinceramente amica, ciò che per uno scapolo non è cosa priva d'importanza. So che molti impegni ti trattengono dal farci visita; ma non sarebbero proprio le mie nozze la miglior occasione di dare un calcio a tutti gli ostacoli? Comunque sia, non farti riguardi e disponi come meglio credi.»
Con quella lettera in mano Georg rimase a lungo seduto davanti alla scrivania, il viso rivolto verso la finestra. Un conoscente passando nella strada lo aveva salutato, e lui aveva risposto appena, con un sorriso distratto.
Finalmente si ficcò la lettera in tasca, uscì dalla stanza e, attraversato un piccolo corridoio, entrò nella camera di suo padre: erano mesi che non vi poneva più piede. In realtà non ne aveva bisogno, poiché incontrava sempre il padre in ufficio, a mezzogiorno pranzavano insieme in trattoria e la sera ciascuno provvedeva per proprio conto; dopo cena poi, a meno che Georg, come spessissimo accadeva, si trovasse con gli amici o, negli ultimi tempi, si recasse dalla fidanzata, solevano trattenersi ancora un po' nella sala da pranzo, ciascuno leggendo il suo giornale. Georg fu stupito dell'oscurità che regnava nella stanza del padre anche in quel mattino di sole: così forte era l'ombra proiettata da un alto muro ergentesi sul lato opposto dello stretto cortile. Il padre era seduto accanto alla finestra, in un angolo tutto adorno di ricordi della povera mamma, e leggeva il giornale tenendolo alquanto spostato rispetto agli occhi, per controbilanciare qualche difetto di vista. Sul tavolo si trovavano i resti della colazione, evidentemente consumata solo in piccola parte.
«Oh, Georg!» disse il padre facendoglisi subito incontro, al che la sua pesante vestaglia si aprì e i lembi gli si sollevarono intorno... «Mio padre è pur sempre un colosso,» si disse Georg.
«Qui c'è un buio insopportabile,» disse poi.
«Eh sì, piuttosto buio,» rispose il padre.
«E tieni anche chiusa la finestra?»
«Preferisco così.»
«Fuori fa un bel calduccio,» disse Georg, come riprendendo il filo della frase precedente, e si sedette. Il padre tolse di mezzo il vassoio della colazione e lo mise su un comò.
«Volevo soltanto dirti,» continuò Georg, che seguiva tutto trasognato i movimenti del vecchio, «che mi sono deciso ad annunziare a Pietroburgo il mio fidanzamento.» Trasse un poco la lettera fuori della tasca, poi ve la lasciò ricadere.
«A Pietroburgo?» fece il padre.
«Sì, al mio amico,» disse Georg cercando i suoi occhi. In ufficio è tutto diverso, pensò, guarda qui come se ne sta seduto imponente, a braccia incrociate sul petto.
«Già, al tuo amico,» disse il padre, calcando sulle parole.
«Sai bene, papà, che in un primo tempo ho preferito tacergli la notizia. Per riguardo, non per altro motivo. È un uomo difficile, lo sai anche tu. Ne venga pure a conoscenza attraverso altri, mi dicevo (benché sia assai poco probabile, appartato come vive), non posso impedirglielo; ma saperlo proprio da me, no, questo no.»
«Georg,» disse il padre allargando la bocca sdentata, «ascoltami! Sei venuto da me in questa circostanza, a chiedere il mio consiglio, ciò che senza dubbio torna a tuo onore. Ma questo non è niente, anzi è peggio che niente, se ora non vuoi dirmi tutta la verità. Non voglio rivangare qui cose che non hanno a che fare: certe cose tutt'altro che belle, successe dopo la morte della povera mamma. Forse anche per quelle verrà il momento, e magari prima di quanto crediamo. In ufficio parecchie pratiche mi sfuggono, forse non perché mi sian tenute nascoste (che qualcuno me le tenga nascoste non voglio per ora nemmeno supporlo), non sono più abbastanza vigoroso, la mia memoria si annebbia, non riesco più a star dietro a ogni cosa. Questo avviene in primo luogo per una legge naturale, in secondo luogo perché la morte della nostra mammina fu per me un colpo molto più duro che per te... Ma dato che ci stiamo proprio occupando di questa faccenda, di questa lettera, te ne prego, non cercare di abbindolarmi. È una bazzecola, non val la pena di spenderci il fiato, perciò sii sincero. Hai realmente quell'amico a Pietroburgo?»
Georg si levò in piedi, confuso. «Non parliamone, dei miei amici. Mille amici non valgono mio padre. Sai cosa credo, invece? Che tu non ti riguardi abbastanza. La vecchiaia ha ben dei diritti! La tua presenza in ditta mi è indispensabile, lo sai benissimo, ma se per causa della ditta dovesse andarci di mezzo la tua salute, chiuderei tutto domani. No, così non va. Dobbiamo decidere un nuovo sistema di vita, per te, un cambiamento radicale. Te ne stai qui tappato al buio, mentre in salotto avresti tutta la luce che vuoi. Assaggi appena la colazione, invece di alimentarti come è necessario. Stai seduto accanto alla finestra chiusa, quando l'aria ti farebbe tanto bene. No, papà mio! Farò venire il medico e ci atterremo alle sue prescrizioni. Ci scambieremo le stanze: tu prenderai quella sul davanti, e io verrò qui. Non dovrai neppure accorgerti del cambiamento, provvederò io a tutto. Ma per questo c'è tempo; intanto sdraiati ancora un po' a letto, hai assoluto bisogno di riposare. Vieni, ti aiuto io a svestirti, ne sono capace, vedrai. Oppure vuoi andare subito nell'altra stanza e per il momento sdraiarti sul mio letto? Sarebbe molto giudizioso, sai.»
Georg stava a un passo dal padre: questi aveva lasciato ricadere sul petto la bianca testa arruffata.
«Georg,» chiamò il padre immobile, a voce bassa.
Georg, pronto, s'inginocchiò davanti al vecchio e vide in quello stanco viso le pupille dardeggiarlo enormi dagli angoli degli occhi.
«Tu non hai amici a Pietroburgo. Sei sempre stato un burlone e non hai avuto scrupolo a prendere in giro anche me. Come vuoi avere un amico proprio là! Non ci posso credere.»
«Ma sì, ricordati, papà,» disse Georg, e, fatto alzare il padre dalla poltrona, sfilò la vestaglia di dosso al corpo cadente. «Son quasi tre anni che il mio amico è venuto a trovarci. Rammento ancora che non ti andava molto a genio. Almeno due volte ho negato di fronte a te la sua presenza, sebbene si trovasse già in camera mia. Capivo benissimo che lo trovassi antipatico: è un ragazzo dal carattere tutto particolare. Ma in seguito hai conversato più volte con lui molto affabilmente, ed io ero così orgoglioso di vedere come lo ascoltavi, assentivi col capo, gli ponevi domande. Se ci pensi, non puoi non ricordartene. Ci raccontò certi episodi incredibili della rivoluzione russa. Per esempio che una volta, mentre era in viaggio d'affari a Kiev, durante un tumulto aveva veduto su un balcone un pope incidersi una gran croce nella carne viva della mano, e poi con la mano alzata implorare la folla. Tu stesso hai poi riferito quella storia, in varie occasioni.»
Frattanto Georg era riuscito a rimettere seduto il padre e a togliergli con buon garbo le mutande di maglia, che portava sopra quelle di tela, come pure i calzini. Notò che quella biancheria non era pulitissima, e si rimproverò di aver trascurato il vecchio. Senza dubbio sarebbe stato suo compito accertarsi che la biancheria del padre fosse cambiata. Con la fidanzata non aveva ancora discusso a fondo il problema della sistemazione futura del padre; in realtà erano tacitamente d'accordo che egli dovesse rimanere a vivere solo nella vecchia casa. Ma ora decise tutt'a un tratto, e con la massima fermezza, di farlo venire con sè nel nuovo alloggio. A ben guardare, anzi, c'era quasi da temere che quelle cure, che si riprometteva di dedicargli dopo sposato, potessero giungere troppo tardi.
Portò il vecchio sul letto reggendolo tra le braccia. In quei pochi passi ebbe un'orribile sensazione: notò che suo padre, appoggiandoglisi al petto, giocherellava con la sua catena dell'orologio. Stentò anzi a farlo coricare, tanto accanitamente si aggrappava a quella catena.
Ma appena fu coricato, tutto parve a posto. Egli stesso si coprì, tirandosi la coltre un bel pezzo al disopra delle spalle; poi guardò Georg senza rancore.
«Ora ti ricordi di lui, non è vero?» domandò Georg con un cenno incoraggiante del capo.
«Sono ben coperto, adesso?» chiese il padre, come se non riuscisse a vedere se aveva i piedi sotto le coltri o no.
«Dunque, sei contento di startene a letto,» disse Georg, rincalzandolo con cura.
«Sono ben coperto?» ripetè il padre, come se la risposta gli stesse eccezionalmente a cuore.
«Sta' tranquillo, sei ben coperto.»
«No!» gridò il padre senza neppur lasciargli finir la frase, gettò indietro la coperta con tale energia che per un momento la si vide fluttuare in aria tutta spiegata, e si drizzò in piedi sul letto, mentre con una mano sfiorava il soffitto.
«Sì, tu volevi coprirmi, lo so, mala pianta, ma non sono ancora coperto. E fosse questo l'ultimo mio sprazzo di vigore, per te basta, è fin troppo! Certo che lo conosco, il tuo amico. Sarebbe stato lui il figlio che desideravo. E perciò Io hai ingannato tutti questi anni. Per che altra ragione, se no? Credi che non abbia pianto per lui? Proprio per questo ti chiudi a chiave nel tuo ufficio, e che nessuno disturbi, il principale è occupato... soltanto per scrivere le tue menzognere lettere in Russia! Ma per fortuna un padre non ha bisogno che gl'insegnino a leggere nell'animo del proprio figlio. E adesso, quando hai creduto di averlo sopraffatto, sopraffatto al punto di potergliti sedere addosso col tuo deretano, senza che lui possa muoversi, allora il mio signor figlio decide di sposarsi!»
Georg guardava di sotto in su la terrificante immagine paterna. Il pensiero dell'amico di Pietroburgo, che ora, ad un tratto, suo padre conosceva così bene, lo attanagliava come non mai. Lo vedeva sperduto nella lontana Russia, lo vedeva sulla soglia del negozio vuoto, saccheggiato. Eccolo lì ancora ritto tra gli scaffali sconquassati, le merci lacere, i bracci dei lumi a gas spezzati e contorti. Perché mai se n'era andato tanto lontano!
«Guardami, dunque!» gridò il padre, e Georg corse verso il letto, quasi frastornato, per non lasciarsi sfuggire nulla, ma si fermò a mezzo.
«Perché quella ha alzato le gonne,» cominciò il padre con voce di falsetto, «perché le ha alzate a questo modo, quella lurida oca», e a corroborare il suo dire alzò la camicia, tanto da far vedere la cicatrice del tempo di guerra che aveva sulla coscia, «perché le ha alzate così e così e così, ti sei aggrappato a lei, e per potertela godere senza disturbo hai oltraggiato la memoria della mamma, hai tradito l'amico e cacciato in letto tuo padre, così che neanche lui potesse più muoversi. Ma guarda un po' se non si muove!» E ritto, senza appoggio alcuno, prese a dimenare le gambe, esultante di chiaroveggenza.
Georg se ne stava rincantucciato, lontano più che poteva dal padre. Già molto prima aveva deciso di porre la massima attenzione a tutto, per non essere comunque preso alla sprovvista per vie traverse, alle spalle, dall'alto. Ora ricordò quella decisione da tempo dimenticata, e nello stesso istante la dimenticò, come quando s'infila nella cruna di un ago un filo troppo corto.
«Ma il tuo amico non è stato tradito!» gridò il padre, e agitando l'indice avanti e indietro sottolineò energicamente le sue parole. «C'ero qui io a rappresentarlo!»
«Commediante!» non si trattenne dall'esclamare Georg, e, subito cosciente del guasto provocato, si morsicò, troppo tardi ahimè, con gli occhi sbarrati, la lingua, tanto da piegarsi in due dal male.
«Precisamente, ho recitato la commedia! Commedia: è la parola giusta! Quale altra consolazione restava al vecchio padre vedovo? Parla, e nel momento che mi rispondi sii ancora vivo per me come figlio: che altro mi restava, in questa mia stanza sul cortile, angariato dal personale infedele, vecchio fin nel midollo delle ossa? E mio figlio se ne andava trionfante pel mondo, concludeva affari che io avevo preparati, caprioleggiava dal piacere e passava davanti a suo padre con la faccia compunta dell'onest'uomo! Credi che non t'avrei voluto bene, io che t'ho dato la vita?»
Ora si chinerà in avanti, pensò Georg: potesse cascar giù e sfracellarsi! Quella parola gli saettò nella testa come una scudisciata.
Il padre si chinò, ma non cadde; e poiché Georg non si mosse, come lui s'era aspettato, si drizzò di nuovo.
«Restatene pur lì, non ho bisogno di te! Tu pensi che hai ancora la forza di avvicinarti, che non ti muovi solo perché lo vuoi. Non sbagliarti, bada! Sono sempre io di gran lunga il più forte. Da solo, forse, sarei stato costretto a cedere, ma ora la mamma mi ha dato la sua forza, col tuo amico mi sono inteso alla perfezione, e la tua clientela è tutta qui, nella mia tasca!»
«Ha le tasche perfino nella camicia!» si disse Georg, e pensò che gli sarebbe bastata quell'osservazione a screditarlo di fronte al mondo. Lo pensò solo per un attimo, poiché via via dimenticava quel che pensava.
«Prova ad attaccarti al braccio della tua bella e a venirmi dinanzi! Te la spazzo via io dal fianco, lascia fare a me !»
Georg fece qualche smorfia, come a dire che non ci credeva. Il padre si limitò a scuotere affermativamente il capo verso il suo angolo, a conferma che diceva il vero.
«Come me la son goduta stamane, quando sei venuto a chiedermi se dovevi scrivere al tuo amico che ti eri fidanzato! Ma lui sa tutto, sciocchino, sa tutto! Gliel'ho scritto io, perché tu ti sei scordato di portarmi via l'occorrente per scrivere. E per questo sono anni che non viene più, lo sa cento volte meglio di te, e le tue lettere non le legge, le ciancica con la mano sinistra mentre nella destra tiene le mie, e le legge!»
Agitò il braccio sopra la testa, ebbro d'entusiasmo.
«Mille volte meglio, lo sa!» gridò.
«Sì, diecimila!» disse Georg come a dileggiare il padre, ma ancora prima di uscirgli dalle labbra la parola acquistò un suono mortalmente serio.
«Da anni stavo aspettando che venissi a chiedermelo! Credi forse che dia importanza ad altre cose? Credi che legga i giornali? To'!» e gettò a Georg un foglio di giornale che chissà come era finito nel letto. Un vecchio giornale, dal titolo completamente ignoto a Georg.
«Quanto hai tardato a maturarti! C'è voluta la morte della mamma, lei non ha potuto vedere questo fausto giorno, il tuo amico sta agonizzando laggiù nella sua Russia, già tre anni fa era giallo da buttar via e quanto a me, lo vedi bene come sto. Ce li hai pure, gli occhi!»
«Dunque mi hai spiato!» gridò Georg.
«Forse volevi dirla prima, questa parola,» commentò il padre in tono di compatimento, «ma ormai non serve più.»
E alzando la voce: «Adesso sai che c'era qualcosa oltre a te, finora non lo sapevi! Sì certo, eri un bimbo innocente, ma più certamente ancora eri un essere diabolico!... E perciò sappilo: io qui ti condanno a morire annegato!»
Georg si sentì spinto fuor della stanza, ancora negli orecchi il tonfo prodotto dal padre nel saltar dal letto per inseguirlo. Sulla scala, di cui scese a volo i gradini come scivolando su un piano inclinato, rovesciò quasi a terra la domestica che stava salendo per le pulizie mattutine. «Gesù!» gridò la donna coprendosi il viso col grembiule, ma lui era già lontano. Come il vento uscì dal portone; al di là della strada una forza lo incalzava verso l'acqua. Già si aggrappava al parapetto, come un affamato al cibo: lo superò con un volteggio, da quel provetto ginnasta, orgoglio dei suoi genitori, ch'era stato da ragazzo. Ancora si tenne stretto con le mani che via via cedevano, guardò intensamente, di tra le sbarre del ponte, un autobus il cui rumore senza dubbio avrebbe coperto quello della sua caduta, gridò piano: «Miei cari genitori, io vi ho sempre voluto bene!» e si lasciò precipitare.
In quel momento passava sul ponte un traffico addirittura sterminato.

martedì 8 aprile 2014

Praga - Repubblica Ceca _ Ponte Carlo_ cattedrale





L'infinito _ Giacomo Leopardi

Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quiete
io nel pensier mi fingo, ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s'annega il pensier mio:
e il naufragar m'è dolce in questo mare.

Giacomo Leopardi

L'amico ... di Cristoforo

Per sempre, per sempre
desidero esserti amico,
senza inganni e falsità,
nella gioia e nel dolore,
in solitudine e povertà,
amico è sinonimo di fedeltà!
Solo quando
le montagne diverranno piane,
i fiumi si asciugheranno,
nevicherà in estate,
la terra e il cielo si uniranno,
allora, mi separerò da te.

Lev Tolstoj _ Mille monete d'oro

Un uomo ricco voleva donare mille monete d'oro ai poveri; ma non sapeva a quali.
Andò dal prete e gli disse: Voglio regalare mille monete d'oro ai poveri. Prendete voi questi denari e distribuiteli come vi pare.
E' una grossa somma, gli disse il prete anch'io non so a chi consegnarla; potrebbe darsi che la distribuissi male. Vediamo, ditemi a quali poveri e come debbo ripartire il vostro denaro. Il ricco rispose: Se voi non sapete a chi dare il denaro, Dio lo sa: datelo al primo povero che verrà a casa vostra. .
In quella parrocchia viveva un povero che aveva molti figli, che era ammalato e che non poteva lavorare.
Un giorno, mentre leggeva il libro dei Salmi, i suoi occhi caddero su queste parole: «Ero giovane,sono invecchiato, e non ho visto il giusto abbandonato, né la sua posterità mendicare il pane ».
Il povero pensò: «Ecco, io sono un abbandonato da Dio! E non ho fatto mai nulla di male.
Ebbene. andrò a trovare il prete e gli domanderò se fosse possibile che una tale grossa falsità si trovasse nella Sacra Scrittura ».
Il prete, vedendolo, si disse: «Ecco il primo povero che viene da me ».
E gli regalò le mille monete d'oro del ricco.

San Martino _ La nebbia agli irti colli ..

La nebbia agl'irti colli

piovigginando sale ,

e sotto il maestrale

urla e biancheggia il mar;

ma per le vie del borgo

dal ribollir de' tini 

va l'aspro odor dei vini

l'anime a rallegrar.



Gira su' ceppi accesi

lo spiedo scoppiettando:

sta il cacciator fischiando

su l'uscio a rimirar



tra le rossastre nubi 

stormi d'uccelli neri,

com'esuli pensieri,

nel vespero migrar.

Ventimila Leghe sotto i mari – Jule Verne - Mare

Voi amate il mare, capitano? – Si! L’amo! Il mare è tutto. Copre i sette decimi del globo terrestre ; il suo respiro è puro e sano; è l’immenso deserto in cui l’uomo non è mai solo, poiché sente fremere la vita accanto a sé. …Il mare non è altro che il veicolo di un’esistenza straordinaria e prodigiosa; non è che movimento e amore, è l’infinito vivente..

Ventimila Leghe sotto i mari – Jule Verne

Puglia _ Mare _ Santa Cesarea Terme

Il mare ha questa capacità; restituisce tutto dopo un po’ di tempo, specialmente i ricordi.
Carlos Ruis Zafon

lunedì 7 aprile 2014

Innamorarsi - Giorgio Faletti

Ci siamo innamorati subito, a prima vista, come se fossimo stati messi sulla terra solo per quello scopo. Era la cosa più bella e pulita che avessi mai provato nella mia vita. Sai cosa significa trovarti davanti a una persona e renderti conto che da quel momento in poi nessun’altra potrà più contare allo stesso modo per te?
Giorgio Faletti

Innamorarsi

È facile innamorarsi di qualcuno per la prima volta; ma prova a innamorarti una seconda volta dopo il dolore e i lividi sul cuore. Forse l’amore inizia proprio lì, quando nonostante sai cos’è il dolore, rischi ancora…”

Paura

E' la paura quella frega più di tutte, perché ci provi a non crollare, a non cedere neanche quando il terreno sotto i piedi sta franando, ma poi ...?

Perdi il timone sicuro che ti impedisce di smarrirti nel mare burrascoso della vita.. perdi la bussola.. perdi completamente di vista la realtà, semplicemente perché è una realtà che non sei pronto e non sei disposto ad accettare.. e allora ti rivesti di forza e coraggio, asciughi i lacrimoni che rigano le tue guanciotte e il motto diventa: NON PENSARE DI NON POTERE, perché se ti hanno insegnato da piccola così, un motivo ci sarà ..!

domenica 6 aprile 2014

Cupido, loser, eigensinniger Knabe! - Cupido, monello testardo! - Goethe

Cupido, loser, eigensinniger Knabe!
Cupido, loser, eigenwilliger Knabe!
Du batst mich um Quartier auf einige Stunden.
Wie viele Tag' und Nächte bist du geblieben!
Und bist nun herrisch und Meister im Hause geworden!
Von meinem breiten Lager bin ich vertrieben;
Nun sitz ich an der Erde, Nächte gequälet;
Dein Mutwill schüret Flamm auf Flamme des Herdes,
Verbrennet den Vorrat des Winters
und senget mich Armen.
Du hast mir mein Geräte verstellt und verschoben;
Ich such und bin wie blind und irre geworden.
Du lärmst so ungeschickt; ich fürchte das Seelchen
Entflieht, um dir zu entfliehn, und räumet die Hütte.
Cupido, monello testardo!
Cupido, monello testardo!
M'hai chiesto un riparo per poche ore,
e quanti giorni e notti sei rimasto!
Adesso il padrone in casa mia sei tu!
Sono scacciato dal mio ampio letto;
sto per terra, e di notte mi tormento;
il tuo capriccio attizza fiamma su fiamma nel fuoco,
brucia le scorte d'inverno
e arde me misero.
Hai spostato e scompigliato gli oggetti miei,
io cerco, e sono come cieco e smarrito.
Strepiti senza ritegno, e io temo che l'animula
fugga via per sfuggire te, e abbandoni questa capanna.


La vita è ... Madre Teresa di Calcutta

La vita è un'opportunità, coglila.
La vita è bellezza, ammirala.
La vita è beatitudine, assaporala.
La vita è un sogno, fanne una realtà.
La vita è una sfida, affrontala.
La vita è un dovere, compilo.
La vita è un gioco, giocalo.
La vita è preziosa, abbine cura.
La vita è una ricchezza, conservala.
La vita è amore, godine.
La vita è un mistero, scoprilo.
La vita è promessa, adempila.
La vita è tristezza, superala.
La vita è un inno, cantalo.
La vita è una lotta, accettala.
La vita è un'avventura, rischiala.
La vita è felicità, meritala.
La vita è la vita, difendila.

Madre Teresa di Calcutta